mercoledì 9 marzo 2016

Buonanotte Italia

Buonanotte Italia.
Con un amico, ho contatti telefonici giornalieri. Viviamo vicini ma non usciamo spesso: ogni volta che esci, spendi qualcosa e tutti e due dobbiamo fare risparmi. Ci domandiamo sempre: Niente di nuovo ??? "no niente di nuovo!!!"
Una volta si diceva nessuna nuova, buona nuova: Oggi anche i proverbi hanno perduto valore. Entri in un negozio ed hai la netta impressione che si svegliano da un pisolino proprio per te. Quando volavo in Australia, ricordo che allo scalo di Bangcock tutti i negozianti dell' area duty free dell'aeroporto si tiravano su dalle brandine all'arrivare dei Clienti. Ma quella era cosa diversa: lo scalo, molti scali avvenivano di notte data la rotta per l' oriente e i commercianti non volevano perdere affari.
 A volte capito in città, bevo un  aperitivo in una solitudine quasi totale, imbarazzante con la sensazione di aver disturbato il barista dalle sue meditazioni, i ristoranti guardano sulle strade con le vetrine deserte come se mangiare fosse diventato un passatempo inutile. La campagna, dove io fortunatamente vivo, dorme sotto una pioggerellina dispettosa quando non è un venticello gelido e maligno a tormentare le piante che la solita falsa primavera in anticipo aveva sollecitato a svegliarsi. Una volta, con questo tempo, i contadini sotto le capanne, riparavano attrezzi o ne costruivano di nuovi. Ora le capanne ripulite riparano dalla pioggia macchine e motorini.
Ormai a quanto ne so io, la maggior parte delle persone interessate hanno rinunciato a cercar lavoro. Lavoro?? quale?? dove?? da chi ???
Nella ristorazione ti offrono di fare 4 ore al sabato e magari altrettante alla domenica. Gli altri giorni??? stai a casa ad aspettare che il telefono suoni e ti dicano di andare a lavorare, ma senza furia, se entri un'ora dopo è meglio. Vado in cartoleria o a comprare qualche asse di legno e trovi locali, vuoti, scaffali che mostrano le loro nude strutture ormai privi di merci. 
La domanda è classica: come va???
Ha solo cambiato significato. Una volta era un saluto ed un interessamento alla tua condizione, ora è la sottintesa speranza che tu abbia qualche notizia positiva da offrire, una speranza. Un clima di sonnolenza generale ha invaso questo paese come quelle nebbie autunnali che sfumano tutto e ti sembra di vivere nel nulla assoluto. Chi è che deve svegliarsi per primo??? I politici ! Verrebbe da dire. Loro in effetti sono svegli: apri la televisione e ormai un canale su due ti propina dibattiti arroventati dei quali, onestamente, non riesco a capire nulla. Gridano tutti uno sull'altro: hanno imparato una tecnica folle: fare casino per non far sentire cosa dice l' avversario. Poi finalmente qualche tabella chiarisce l' argomento di queste discussioni: funzionari di cui probabilmente potremmo anche fare a meno che si mettono in tasca decine di migliaia di euro al mese, Enti soppressi da tempo che non chiudono e anzi costano una fortuna, sindacalisti predicatori di mestiere a 70 mila euro al mese, e poi bustarelle, ruberie, consulenze inutili pagate a peso d'oro.
Una volta entravi in Banca e sembrava di entrare in Chiesa: ora è notizia di oggi la Banca di Vicenza che traballa come tutte le altre, ha beneficiato il signor Zonin, per un anno di lavoro, con solo un milione di euro. Quando obietto che io prendo 500 euro di pensione al mese, mi rispondono: "vuol dire che hai versato poco". Io so che ho avuto aziende importanti ed ho lavorato sempre molto in vista, quindi mi domando: ma quanto hanno versato quelli che prendono 40- 50- mila euro di pensione al mese???
Allora spengi la televisione e ti riappisoli, in attesa che qualcosa succeda e ci riporti un pò di serenità. Chiudono diecine di negozi, piccole e grandi Aziende. Gli orribili capannoni di cemento che assediano i centri abitati ora non hanno più insegne ma tristissimi cartelli: Vendesi, affittasi. I Supermercati anni fa richiedevano un bacino d'utenza di 30 kilometri e più. Ora nel raggio di trenta kilometri ce ne sono a decine e con sadica programmazione a forza di offerte speciali, sottocosto e due per tre strozzano e rovinano piccole e medie Aziende fornitrici. E' sera è tempo di dormire dopo l'ultimo telegiornale passiamo dal sonnellino a notti di sonni agitati e tormentati. Torneremo mai a vivere??? Ritroveremo mai la serenità di giornate che abbiano un senso? torneremo ad un clima vivibile  o dovremmo invece svegliarci tutti insieme e far qualcosa di doloroso ma di decisivo che spezzi questa sonnolenza velenosa che sta distruggendo tutto???
La nostra sonnolenza, sta diventando cronica, la rinuncia è ormai la normalità, lo scoraggiamento un sentimento comune che unisce intere categorie di persone.
Buona notte Italia, Fate piano se no qualcuno si sveglia!!!!

martedì 23 febbraio 2016

Artigianato, maestri artigiani e cialtroni

Artigianato, maestri artigiani e cialtroni.
COSI COMINCIAMMO
ECLISSI ARTIGIANA - NEL 2015 SONO SPARITE 21.780 IMPRESE ARTIGIANE - ALCUNI MESTIERI COME BARBIERI, CALZOLAI, PELLICCIAI E CORNICIAI STANNO PER SCOMPARIRE - I GIOVANI NON SI AVVICINANO PIU’ A QUESTI MESTIERI E SENZA RICAMBIO I SAPERI SI PERDONO
La chiusura di queste attività sta cambiando il volto dei centri urbani. Ma la crisi non c’è per tutti: in aumento parrucchieri, estetiste, gelaterie, rosticcerie e imprese di pulizia...


Ho ricavato queste note dal Blog di Dagospia. Lui giustamente pone l' accento su un problema che è di vitale importanza per l' assetto, e l' economia della attuale società, ma non coglie nel segno e trascura la parte principale del problema che accenna solo marginalmente: l' importanza dell' Artigiano' nella Cultura, nella formazione di nuovi allievi, nella ricerca continua di nuove tecniche di lavoro e nuovi materiali; Artigianato come anticamera di attività artistiche.




Occorre per prima cosa stabilire che cosa si intende per Artigianato. Da sempre si confondono le piccole imprese con gli Artigiani veri. Non si possono mettere nella stessa categoria di lavoratori Intagliatori di legno, Scultori, Ceramisti, soffiatori di vetro, Orefici, decoratori, con Imprese di pulizia e tassisti. L'Artigianato è una attività assolutamente creativa, l' Artigiano è quel lavoratore che dalla materia prima grezza, con tecniche assolutamente personali e senza l' aiuto di impianti e macchinari tipici dell' industria produce manufatti di pregio che generalmente sono pezzi unici o riproducibili in piccola serie solo dall'Autore e dai suoi allievi.

 L' Artigiano insegna e tramanda ai suoi aiutanti tecniche e trucchi di un mestiere  ed è per questo che una volta si chiamavano giustamente Maestri Artigiani. L' artigianato non è Arte, ma è un gradino sotto , ed è quell' attività che si svolge in botteghe dove perfino i ferri e gli attrezzi da lavoro sono opera e invenzione del Maestro.Tanti di quelli che oggi sono ritenuti Artisti eccellenti del passato e le loro opere ammirate giustamente come opere d' arte, nella loro epoca erano ritenuti semplici artigiani.



Io non ho mai avuti ne voluti titoli di benemerenza nella mia vita , sono stato Presidente di Associazioni, di Commissioni, Amministratore delegato di importanti Aziende, Direttore generale di questo o di quell' altro  ma  credo che nessuno mi abbia mai sentito rammentare associato a queste situazioni, che mi sono capitate, che spesso non ho potuto rifiutare ma delle quai non mi sono mai vantato.




Una qualifica importante alla quale tengo molto invece c'è: io sono un MAESTRO ARTIGIANO.

Quando ancora frequentavo il liceo ho lavorato tutti i pomeriggi nel laboratorio di Odontotecnico di mio padre.
Ora questi laboratori sono specializzati, nelle varie componenti delle protesi e dotati di materiali sofisticati. Quando lavoravo io ( anni 1945-55) dovevamo fare da noi anche i ferri per lavorare. Con quel mestiere io ho imparato a modellare a cera, modellare a gesso, ho imparato la fusione a cera persa sia di acciaio che di oro. Ho lavorato il caoutciu, una gomma che serviva per le protesi mobili, ho lavorato le resine, ho battuto capsule in metallo oro o acciaio usando semplicemente un punzone di bismuto, una mattonella di piombo, e un martellino. Lucidavamo acciaio, cautciu e resine con acqua e pomice e tappi di sughero perche non c'erano soldi per i feltri.
Scusate questa lunga introduzione ma deve servire solo a dimostrare quante operazioni devono impararsi quando si fa dell' artigianato vero.
Poi negli anni '50 per una strana combinazione mi fu chiesto di fare galline di paglia.. Feci le galline di paglia (truciolo di legno, in verità) ed ebbero tanto successo che  mi indussero a sviluppare la tecnica ad una quantità di altri animali e ornamenti. Centinaia di persone lavorarono per quel progetto ed ebbi la gioia poi di essere chiamato in tanti paesi (Stati uniti, Sud Africa, e Australia principalmente), a mostrare il mio modo di lavorare.


So che la cosa vi sembrerà ingenua e strana ma la considererete  diversamente quando vi dirò che ad esempio in Sud Africa ho insegnato negli ospedali quelle lavorazioni, come attività di fisioterapia per che aveva handicap alle mani, negli Stati Uniti ho lavorato nei College per dimostrare ai ragazzi le imprevedibili capacità delle mani dell' uomo quando queste sono abbinate a creatività e fantasia.

Compito e attività importantissima dell'artigiano è quella di formare nuovi lavoratori (ragazzi di Bottega) tramandando tecniche, trucchi e astuzie e nuove soluzioni di lavoro che altrimenti andrebbero perdute. Spesso da tutto ciò nascono spunti e suggerimenti che l' industria riprende per svilupparli in progetti più vasti con grandi benefici per l'occupazione. 

In piazza Guido Monaco, c'era nel palazzo Madiai una vetrina della Camera di Commercio che espose un giorno un bigone di castagno di quelli che si usavano per vendemmiare . Un bigone è a modo suo un'opera d'arte e se vedete un uomo prendere legno di casatagno grezzo e realizzare un oggetto come un bigone, certo vi domandate se quelle mani non sono state benedette da Dio. Vedendolo, io pensai che il bigone con la crisi dell'agricoltura crescente e l'uso scellerato di botti e contenitori in cemento, probabilmente non era più interessante, ma le capacità di chi lo aveva saputo realizzare erano un tesoro da valorizzare e utilizzare per la produzione di oggetti più attuali.

Stava cominciando il miracolo industriale italiano, spesso basato su improvvisazioni politiche . Nello stesso tempo cominciò una serrata caccia all'Artigiano che ancora oggi deve finire. Camminando per le strade dei quartieri più vecchi delle città, era normale vedere spesso che in quei fondi poi trasformati in negozi fallimentari, lavorava un Artigiano, magari affiancato da uno o due ragazzi di bottega (come si chiamavano anche se erano un età adulta) Odore di colla calda, di legno piallato o scorniciato a mano (allora si usavano fra l' altro ancora legni tipo cipresso o olivo molto profumati). 

In un altra bottega di fronte ad un banchetto piccolo e pieno di piccoli attrezzi, un calzolaio iniziava da una pelle di vacchetta e con lesiva , trincetto pece e qualche semenza sfornava scarpe e scarponi che sembravano opere divine. Più in la seduto su di uno strano trespolo con una ruota che faceva girare con i movimenti di un solo piede, un ceramista prendeva una palla di argilla e dopo averla rimbalzata ripetutamente tra le mani, la sbatteva al centro di una ruota che girava e affondandoci decisamente i pollici e poi accarezzandola con tutte le dita come a suonare uno strumento, tirava su, come per incanto un vaso, una brocca una ciotola che poi staccava dal fondo con un sottile filo di ferro, che riponeva poi con cura, incastrandolo in una fessura del legno del primitivo tornio, con cura e attenzione come se si fosse trattato di uno strumento raro e delicato.

I ragazzi andando o tornando da scuola si  fermavano volentieri davanti a quelle fabbriche della magia e spesso poi finivano loro stessi a entrare come "ragazzi di bottega" per imparare il mestiere. Se nel lavorare mancavano una manciata di bullette o un pò di terra colorata, oppure olio di lino, l'artigiano faceva due passi fino al droghiere o alla ferramenta vicina ed era cosi anche l'occasione per due parole fra amici. Le botteghe restavano aperte senza pericolo alcuno e spesso un foglietto di carta attaccato ad un chiodo avvertiva "torno subito".

Questo era l' artigianato, potrei seguitare a lungo se non temessi di annoiarvi..

Bene i  soliti capoccioni cominciarono a domandarsi cosa ci facevano quelle botteghe affumicate, per le strade della città.
 Perchè non si potevano spostare in zone fuori dai centri abitati?? Iniziò cosi una operazione scellerata e criminale che fece sorgere le famose " zone industriali" che non solo furono realizzate attorno alle città di una certa dimensione stringendole in una assedio mortale di orribili capannoni, come è accaduto ad Arezzo, ma l' idea fu realizzata anche nei piccoli paesi dove la morte delle botteghe artigiane ha determinato anche la morte e lo sfollamento dei paesini stessi, vere perle del nostro territorio, oggi vuoti e solo destinati a dormitori per extracomunitari e simili.


Vennero espropriati con le buone o le cattive maniere i terreni favorendo speculazioni dei soliti bene  informati, poi si costruirono capannoni indecenti e pericolosissimi (come purtroppo hanno dimostrato i terremoti nelle zone dell'Emila recentemente) I capannoni erano la speculazione ideale per cementerie e Banche per la concessione dei relativi finanziamenti.



Gli artigiani furono cacciati  dalle loro botteghe accusati di inquinamento e disturbo della quiete pubblica. Si ritrovarono in mezzo a selve di capannoni semivuoti, soli in spazi assurdi per le loro attività e vessati da gabelle e imposte assurde in nome di urbanizzazioni e di servizi inesistenti.

Soli in capannoni sproporzionati alla loro attività, scatole di cemento dove anche la persona più Creativa del mondo perde ogni capacità di espressione, angosciati da montagne di cambiali e mutui di cui non riesci mai a intravedere la fine, gli artigiani hanno tentato negli anni passati, di trasformarsi in qualcosa che assomigliasse all'industria con la prospettiva di aumentare gli incassi per far fronte alle innumerevoli ruberie di cui erano vittime da parte dello Stato e dei Comuni.



Così è finito tragicamente l'artigianato, sono finite quelle migliaia di Botteghe-scuola dove si formavano e prendevano forza nuovi lavoratori, è finito tutto l' indotto che dietro le botteghe lavorava per fornire materiali naturali, ferramenta, e una miriade di materiali che l' industria non userà mai. Si dice che esiste una alta disoccupazione fra i giovani. Quanti mestieri i nostri capoccioni hanno distrutto??? Quante persone avrebbero ancora impiegato quei mestieri se fossero stati incoraggiati anzichè ostacolati??


Eravamo rimasti a quando io, ventenne, facevo l'odontotecnico e poi iniziai la lavorazione di animali in paglia. Quel bigone che vidi mi illuminò la mente e mi fece capire che tutte quelle capacità lavorative non potevano andare perdute. Recuperai ceramisti sull'orlo della chiusura, andai in cerca di giovani che lavoravano il legno solo per fare gabbie da conigli, vetrai che ritrovarono mercato attingendo a opere di vetrai dei secoli passati, cercai nuovi materiali, vetroresina, plastiche, PVC e cercai soluzioni diverse da quelle che qualche industria aveva saputo pigramente realizzare.

Per ogni lavoro, ogni attività, io mi impegnai personalmente a trovare le tecniche di lavoro giuste e mi preoccupai di formare nuovi lavoranti.

Ho lavorato Argento facendo portaritratti e serviti da tavola cominciando dalla lavorazione degli stampi e dei prototipi, ho lavorato pelle utilizzando la vacchetta - la pelle più comune ma anche la più adattabile alla realizzazione di oggetti d' uso. Cercai vecchi cestai che sapessero raccogliere vinchi e giunchi alla luna buona per fare cesti che ci valsero anche un premio in Svizzera. Trovai i fabbricanti di cesti in Castagno. Erano usati per imballare agnelli e polli. Pensai che tanta maestria era sprecata per fare oggetti che valevano meno di un foglio di carta. Per modificare le loro lavorazioni che ormai compivano a occhi chiusi, dovei imparare prima le loro tecniche e poi realizzare da me i necessari cambiamenti. Centinaia di persone ho avuto il piacere di istruire, spronare, sorreggere quando qualche insuccesso li voleva spingere a desistere. Ho lavorato per il cinema facendo oggetti per il film LA BIBBIA,ho lavorato per il teatro La Pergola di firenze, ho lavorato per Gucci e per Cartier, ho dimostrato il mio lavoro in giro per il mondo. Ho lavorato cartoleria, con linee realizzate con materiali naturali, ho studiato una linea di alimenti liofilizzati, già pronti per una cottura semplice: piatti completi come ce ne sono oggi in commercio.


Ho lavorato con aziende importanti, come La Zonin e la Pavesi. Ho avuto il piacere e l' onore di lavorare con il vecchio Pavesi sempre mettendo alloro servizio le mie capacità di Artigiano, capace di creare oggetti e situazioni che trasmettessero entusiasmo e fantasia a possibili acquirenti. Ho arredato diecine di negozi e realizzato certo 100 o 200 stand in Fiere in Italia o all' estero partendo sempre da un carico di legno grezzo, un seghetto alternativo e pochi attrezzi.

Ognuna delle attività a cui ho accennato meriterebbe molte pagine di descrizione, molte, tante delle persone che hanno lavorato nelle mie botteghe e nei miei laboratori meriterebbero molta più attenzione. Probabilmente lo farò in un prossimo libro. Una mia allieva ha restaurato le vetrate del Duomo di Orvieto e gli stucchi del teatro Petruzzelli, altri hanno dato vita a importanti industrie, altri hanno invece sfruttato poi le capacità acquisite, impegnandosi nel mondo dell' arte.
Credo quindi, concludendo di aver fatto veramente il mio lavoro di artigiano, ne sono fiero anche se mi meraviglia non poco, il fatto che la città ingrata e becera dove sono nato e dove ho lavorato come base, non abbia mai sentito il dovere di rivolgermi una attenzione qualsiasi.
 Io ho dato vita e messo in moto un artigianato che non esisteva, non solo ad Arezzo ma ho coinvolto ampie zone come il Casentino, Val di chiana e anche Valdarno. Io esportavo i miei prodotti in tutto il mondo, ho lavorato in 18 Paesi quando ad Arezzo nascevano timidamente le prime industrie poi fatte fallire dalla incompetenza dei figli di famiglia. Io posso prendere qualsiasi materiale e sono in grado di realizzare qualcosa con il semplice aiuto delle mie mani e di qualche attrezzo elementare. Ho creato negli anni '60, una nuova Grafica, nuovi colori, nuovi caratteri da stampa. Io sono un artigiano, io sono un           MAESTRO ARTIGIANO, 
 sono grato agli aretini che non mi hanno mai degnato neppure di uno sguardo: non è per loro che avrei voluto spendere l' impegno che io e i miei collaboratori abbiamo messo nel nostro lavoro. Lo abbiamo fatto, senza alcun aiuto, lo abbiamo fatto con gioia e divertimento e io personalmente sono lieto quando vedo in giro prodotti, attività o aziende che sono il frutto del seme che io a suo tempo ho seminato.

domenica 14 febbraio 2016

Pasta e Pulezze

I contadini dell'aretino le chiamavano Pulezze. Sono certo che molti di voi non sapranno neppure lontanamente di cosa sto parlando. Parlo di una verdura molto popolare e diffusa quando io ero ragazzo. Era facilmente reperibile fino agli anni '60, poi piano piano è stata modificata e adattata ad un uso piu casalingo, ad un gusto più attuale.
Quando ero ragazzo io, prima degli anni '40, nelle campagne, il grande problema di ogni giorno era aver cibo per gli animali, prima ancora che per le persone. Specialmente quella Aretina, era una comunità prevalentemente agricola, e in campagna gli animali, che erano alla base dell' attività del podere, erano: mucche, vacche, maiali.
Una delle coltivazioni che forniva mangiare in abbondanza per questi tipi di animali erano proprio le Pulezze, ovverosia le Rape. Si tratta di una pianta che ha un bel ciuffo verde a foglie larghe fuori terra e un grosso rapo bianco lungo 15-20 cent sottoterra.
E' una pianta che viene seminata in autunno e vive bene fino alla primavera quando poi ricopre i campi con un bel manto di fiori gialli.
Le foglie di questa pianta una volta cotte , avevano un gusto forte, decisamente amarognolo ma molto soddisfacente, agli animali erano invece riservati principalmente i magnifici rapi bianchi. Potevano essere estirpati via via al bisogno e poi tutti insieme, a fine stagione, e conservati .
Credo che sia stata una verdura basilare per l' alimentazione contadina, proprio perchè le sue foglie cotte potevano poi essere usate in diverse maniere ed il gusto era talmente ricco e forte che accompagnate da buon pane casalingo, costituivano un pasto importante e soddisfacente, un gusto cosi forte che solo la carne poteva darti, la stessa soddisfazione
Si diceva , ed era vero, che non erano proprio al massimo della loro bontà fino a quando il ghiaccio non le aveva doverosamente intenerite, tanto era forte la loro fibra. Le bianche brinate invernali e le temperature polari delle notti le rendevano morbide ma non ne modificavano il sapore. Io penso che questa verdura sia stata nota e usata fino dall'antichità; certo era nota ai romani e probabilmente agli etruschi. E' una pianta talmente forte che i suoi semi possono resistere anche 500 anni. Con il suo gusto amarognolo si sposava molto bene con il maiale che era poi l' altro materiale disponibile nelle case di campagna. Una volta bollite, le donne con le loro mani ossute le stringevano formando delle palle di circa 10 cent, strizzandole forte per far uscire tutta l' acqua. A questo punto potevano essere conservate anche per diversi giorni. 

Generalmente in una padella di ferro nero si mettevano un paio di agli schiacciati e olio d'oliva. Appena l' aglio cominciava a soffriggere vi si aggiungevano le pulezze che con la roncola erano prima state battute per ridurle a piccoli pezzi. Su di un treppiede con un po di brace sotto, nel canto del camino, la padella doveva soffriggere lentamente finchè le foglie non si trasformavano in un impasto che non lasciava più intravedere le foglie originali ma si trasformava in un tutto unico morbido e profumato. Quando l' economia della famiglia lo permetteva si soffriggevano all' inizio, insieme all'aglio salsicce di maiale avendole prima bucherellate con una forchetta per dar modo a grasso di uscire e portare nuovo sapore e gusto alle pulezze che si aggiungevano non appena le salsicce cominciavano ad imbiondire.
Queste verdure erano buone calde ma anche fredde se si conservavano per il giorno dopo. Gli uomini tagliavano lunghe fette di pane casalingo e le ricoprivano di pulezze dando soddisfazione assoluta a gusto e appetito. Con le rape bianche si nutrivano invece gli animali. I maiali le mangiavano anche crude ma generalmente il modo di somministrarle era completamente diverso.

Una molto rudimentale macchina azionata a mano (trinciarape) le riduceva in fette che avevano la dimensione di uno spicchio d' arancia circa.
Le rape affettate venivano messe a bollire in grandi catini di rame con acqua. Una volta cotte il tutto veniva mescolato con crusca di grano,semola e farina di granturco. Non c' erano mangimi industriali allora e ogni sera gli uomini compivano con precisione e sacrificio la preparazione di questo intruglio che chiamavano (bevarone). Riscaldava e nutriva gli animali e spandeva per le stalle un buon odore di cose buone e genuine.
Con il tempo questa pianta è stata modificata, incrociata con le famose cime di rapa pugliesi, campane e romane e di altre regioni. Sono verdure con la foglia piu piccola, molto più dolci e tenere molto saporite sempre ma non con il carattere che le famose pulezze avevano. Quelle odierne non fanno più il rapo bianco che non avrebbe utilizzo oggi dato che gli animali sono nutriti con mangimi industrialmente prodotti.

Ricetta per Pasta e Pulezze

Vi propongo una ricettina semplice da realizzare con le cime di rape che troverete ancora per poco tempo in vendita essendo la stagione quasi finita.
Tagliate a piccoli pezzetti una salsiccia ed un pezzetto di gota di maiale. Fate soffriggere con uno spicchio d'aglio schiacciato. Aggiungete le cime di rape crude tritate in modo grossolano, avendo cura di utilizzare solo le cime e le foglie piu tenere. . Aggiungete mezzo bicchiere d' acqua e fate cuocere le verdure per 8-10 minuti. A questo punto aggiungete pomodori a grappolo tagliati a grossi pezzi e saltate la padella ripetutamente. Condire con sale, pepe, polvere di aglio. Lasciate cuocere per qualche minuto aggiungendo qualche cucchiaio di acqua se vedete che il tutto rischia di soffriggere.
Mangiatele caldissime, appena tolte dalla padella che deve essere di quelle in ferro nero.E' un piatto che riscalda e consola e istintivamente ci riporta indietro nei secoli perchè il sapore forte e grezzo delle pulezze ci dice subito che parliamo di qualcosa che viene da molto lontano.Cercate da qualche contadino, quelle vere, quelle coltivate per l' alimentazione degli animali. Sono proprio quelle giuste anche per noi. In questo caso date loro una veloce sbollentatura prima di usarle per la ricetta.







giovedì 11 febbraio 2016

Quando la Natura gioca con noi e ci ricorda che.....

Generalmente riteniamo che la Natura sia regolata da momenti, cicli, mutamenti ben precisi.Tutto ciò che alla natura e al mondo che ci circonda appartiene, sembra regolato da regole ferree. I miracoli che ogni giorno si realizzano davanti ai nostri occhi spesso distratti ma altrettanto spesso stupiti, sembrano cosi ben programmati che sembrerebbe naturale che ogni piccola variazione dovesse compromettere la realizzazione di tante meraviglie.
Pensiamo al corpo umano che è nello stesso tempo tanto delicato quanto forte e miracolosamente resistente.

La nostra temperatura ideale è di 36, 6 gradi. Una variazione di mezzo grado in piu e già siamo e ci sentiamo malati. Un solo grado in piu e possiamo dire che abbiamo un febbrone, corrono dottori e spesso urgono ricoveri. Bene questo corpo che deve mantenere una temperatura cosi esatta è nello stesso tempo capace di sopravvivere in zone torride fino a oltre 40 gradi sopra lo zero, cosi come può tranquillamente accettare di vivere in un ambiente di altrettanti gradi sotto lo zero.Il nostro corpo è una combinazione di liquidi e tessuti che hanno una esatta composizione chimica. La variazione di uno zero virgola zero etc di un qualsiasi componente del nostro sangue può essere segno irrimediabile a volte, di una sicura catastrofe; nello stesso tempo noi ingurgitiamo dalla mattina alla sera materiali piu disparati, senza preoccuparci minimamente se essi corrispondono a ciò che il nostro organismo necessita. Penseranno i nostri organi interni, le nostre ghiandole, i nostri filtri ad elaborare, combinare espellere, utilizzare ciò che ci necessita estraendo, come in un grande laboratorio chimico quanto ci è veramente vitale e necessario.

Se siamo stati incauti, spesso una malefica colichetta ripulisce tutto e ci avverte che abbiamo esagerato.
Siamo a gennaio, è quasi finito un inverno che non c'è stato e la Natura gioca mettendoci delle trappole forse un pò cattive ma altrettanto educatrici. Sbocciano fiori, le piante verdi germogliano cominciando a offrire al pallido sole i loro innumerevoli, verdi, pannelli solari. Noi ci entusiasmiamo subito; è finito l' inverno!!!!! Sabato ero al mercato dove i coltivatori diretti espongono le loro primizie.
Nelle cassette tirate fuori dalle serre un paio d'ore prima, facevano bella mostra di se pianticelle di pomodori, promettenti melanzane, insalate che le illustrazioni accluse mostravano poi rigogliose e invitanti.
Gli acquirenti si affollavano, lieti di poter mettere in terra quelle piantine cosi apparentemente rigogliose e forti. Non hanno capito che è uno dei tanti scherzi che la natura nella sua immensa saggezza, ci propina. Un richiamo ai nostri limiti, una dimostrazione della nostra incapacità. Quelle piantine fra tre giorni saranno appassite, ripiegate e secche sulle zolle fredde che non le hanno sapute cullare a dovere. La Natura invece si è divertita a far fiorire piante che non dovevano, a cambiare temperature in zone sconfinate del nostro pianeta, pronta poi a riportare tutto d'un tratto tutto nella norma, nel rispetto delle regole che da millenni regolano il continuo rinnovarsi di questo mondo meraviglioso. I contadini traevano, quando io ero ragazzo, dai segnali della natura suggerimenti per i loro lavori. Con proverbi e detti si tramandavano di generazione in generazione, la possibilità di interpretare le regole del creato e seguirle senza volerne stravolgere tempi o modi come invece oggi molti pensano di poter fare. C' è un momento preciso per tutto, il Padreterno ci ha fatto grandi, miracolosamente liberi di pensare ma non Onnipotenti come invece stupidamente pensiamo di essere. Non dimenticate mai la meravigliosa perfezione delle cose semplici.

mercoledì 10 febbraio 2016

Una città in vendita

Leggo, non troppo spesso per la verità, articoli sui giornali che mettono in rilievo una insolita e preoccupante chiusura di locali pubblici, bar, ristoranti, discoteche, caffè. Generalmente poi il tutto si trasforma in tabelle di numeri, in simboli statistici, in soldi praticamente, soldi perduti e sembrerebbe, per i più il male peggiore che questa moderna epidemia, sterminando grandi e piccoli, ma sopratutto piccoli commerci, diffonde. Siamo tanto abituati a catastrofi mai immaginate prima, che passiamo velocemente al foglio successivo sperando di trovare qualcosa di più tragico, qualcosa di ancor più terrificante che riesca a scuotere le nostre menti anestetizzate da spettacoli in TV, offerte speciali, telefonate continue che ti prospettano servizi a costo zero mentre a fatica ti muovi per la casa al buio dato che per pochi euro ed un giorno di ritardo ti hanno staccata pure la corrente.
Tempo fa, verso Natale ebbi modo di dar vita ad una polemica in soliloquio (nessuno mi rispose) tra organizzatori della grande trovata " AREZZO CITTA' DEL NATALE", improvvisate Baite di montagna incautamente costruite nel bel mezzo dei trecenteschi palazzi di Piazza grande. Le foto riportavano foto di una moltitudine di sbandati che vagavano tra centinaia di carretti pieni di offerte, code in attesa di poter mangiare una salsiccia tedesca a fianco del Sindaco nella baita famosa ove aveva anche posto un bel tavolo " Riservato ASCOM"
Le Autorita': le famose Autorità, non ce le siamo mai scrollate di dosso, ci ossessionano da piccoli. In qualsiasi posto vai al cinema, a teatro, allo Stadio a mangiare una salsiccia tedesca, in bella mostra, in prima fila vedi i terrificanti cartelli " Riservato alle Autorità" Abbiamo abbattuto, Monarchia e Dittatura, abbiamo messo in leggera difficoltà le Aristocrazie, abbiamo fatto finta di aver cancellato qualche setta, congrega, associazione più o meno segreta, ma non siamo riusciti a mettere al posto giusto al posto  che a loro compete le famose Autorità.
Bene, mentre tutto questo gran Bazar Baraonda si impossessava delle nostre strade e i commercianti ammiravano il via vai dagli ingressi dei loro negozi deserti, azzardai qualche osservazione rivolgendomi agli attori principali di tanto festival del nulla: nessuno mi rispose neppure il signore che avendo organizzato si compiaceva delle folle oceaniche a passeggio, senza chiedersi con un minimo di autocritica , se la sua operazione andava a vantaggio o a danno del commercio cittadino. Lui voleva rilanciare Arezzo nel mondo, immaginava una nuova Dubai, una inaspettata New York toscana, non poteva adattarsi ad una tranquilla splendida, ordinata e curata cittadina medioevale toscana, con i suoi negozi ricchi di merceologie a noi familiari. Ricordo quando ero ragazzo i trionfi con frasche di alloro e prodotti che macellerie e drogherie costruivano per rendere ricchi e sontuosi gli ingressi dei loro negozi.
Lui già si vedeva su di una scintillante decappottabile , sfilare tra bandiere e pioggia di coriandoli in testa ad una festosa, arezzo-parade . 
Questa città è stata sciagattata dalla guerra in poi, da una pletora di incompetenti, che si trasmettono incarichi importanti e che richiederebbero competenza, solo sulla base dell' amico, dell'amico.  Nel dopoguerra pur essendo una città prevalentemente agricola non sono mancati imprenditori di buona razza, nati dal nulla, di quelli che veramente da poco, con tanta volontà e magari anche con l' aiuto di quella che una volta era una Banca seria, erano riusciti a dar vita a veri e propri miracoli del lavoro.
 Ero piccolo quando andavo a portare i ritagli, le limature di oro allo Zucchi in un piccola botteghina sproporzionata alla sua altezza, perchè lo pulisse e ne ricavasse una piccola pasticca gialla, preziosa.  In ogni fondo di tutte le case della periferia e della campagna, diecine di macchine da maglieria producevano giorno e notte, la Lebole realizzò il miracolo di trasformare migliaia di contadine in sarte e il marchio si sparse velocemente. Contadini che avevano come unica esperienza quella di costruire gabbie da conigli o aratri da lavoro sotto le capanne sgocciolanti di pioggia, dettero vita a famose industrie dell arredamento. L' oro aveva invaso la città e in ogni cucina la sera dopo una breve cena, famiglie intere di davano da fare a rammagliare catenine, saldate piccoli monili.
Io stesso ebbi l' avventura di iniziare dal nulla, interrompendo i miei studi di medicina, prima la lavorazione di animali in paglia e poi la rivalutazione di antiche tecniche di lavoro artigianali applicate ad ogni materiale, legno, carta, paglia, ferro, plastica, ceramica etc. Esportavamo in tutto il mondo e tutto il mondo ci ammirava.
Anche allora arrivarono le famose Autorità e scoprirono che " nessuno mai aveva fatti animali in paglia": borse, cappelli, sventole stuoie si, ma animali no, e con la logica ferrea che all' Autorità appartiene si dedusse che "se nessuno li aveva mai fatti significava che non era permesso farlo" ebbi cosi i miei guai e solo dopo due anni di domande e carte fui iscritto come "figurinaio in paglia" Roba da vergognarsi.


Eravamo rimasti alle adunate oceaniche dell' ultimo Natale ed io che di commercio un pò ne ho fatto ,  dedussi subito che quella grande baldoria non avrebbe contentato nessuno: certo non i venditori ambulanti che dovevano avere a occhio e croce non poche spese (anche per il costo degli spazi suolo pubblico) e pochi incassi: certamente non i commercianti aretini che videro nel momento atteso tutto l'anno, i clienti distratti, impegnati a spendere il budget già previsto al ribasso, in strutture commerciali non appartenenti alla città ma che a fine festa avrebbero preso e riportato i quattro spiccioli incassati lontano da qui.
Risultato???? molti esercizi commerciali avrebbero chiuso.
Per due settimane ristoranti furono deserti, bar vuoti e negozi hanno poi dovuto cominciare la solita lotta per la salvezza con svendite e operazioni alla " si salvi chi può".
Leggo di locali storici che pur non avendo chiuso definitivamente si sono presi due o tre mesi di ferie..........Avete capito bene negozi, piccole aziende che hanno spese ogni giorno CHIUDONO due o tre mesi per ferie. Tremo per loro e mi immagino il momento della riapertura.
Dove sono ora gli organizzatori di tutto questo bel risultato. Pubblicavano ogni giorno i loro trionfi su Facebook, Perchè non pubblicano ora ogni giorno la lista degli esercizi chiusi o in via di chiusura??
Questo che abbiamo detto riguarda la pura economia del settore, il giro di soldi che poi a me personalmente, tutti lo sanno, sciaguratamente interessa poco. 
C'è dietro invece un altro problema: la distruzione sistematica inarrestabile del nostro vivere civile. Quando chiude un locale pubblico, si interrompono contatti fra persone, si toglie alla gente il piacere, la grande risorsa intellettuale, culturale di trovarsi assieme, scambiare parole ed opinioni, in un arricchimento reciproco che oggi è ormai un sogno finito.
Ricordate i barbieri???? avete mai pensato a quale  funzione importante hanno ricoperto nei rapporti tra i clienti che li frequentavano. Molti prima di andare a cena anche se non avevano da farsi nulla, si fermavano un  quarto d' ora per ritrovare amici e discutere gli ultimi avvenimenti della giornata.Oggi molti comprano quelle macchinette tosacani e con quelle da soli si fanno le acconciature tagliando via capelli e idee.
I caffè???? Vieni ti pago un caffè!!! Una parentesi grande, piacevole, consolante tra una trattativa e l' altra, tra un cumulo di discorsi seri un attimo di distrazione. Il bar era un via vai di clienti, quelli della zona entravano e uscivano come da una porta girevole per rientrare pochi minuti dopo con altri amici.
Le trattorie????? Il conforto di quei piatti caldi senza pretese, come si diceva "fatti in casa", perchè quella era la sensazione che dovevano darti.
ricordo quando dopo l'alluvione di Firenze, quando lavorammo giorno e notte al freddo di inizio dicembre per rimettere insieme e presentabili le nostre piccole aziende distrutte. Noi al Ponte Vecchio avemmo distrutta una delle "Botteghe di Fulgenzi" e lavoravamo, come tutta Firenze, di gran lena per riaprire in tempo per il Natale.
Il freddo ci mordeva le mani, le tracce della nafta riaffioravano continuamente dalle pareti bagnate che non  volevano asciugare mai. Poi che paradiso entrare nella trattoria in via Barbadori, calda e accogliente, piena di gente sporca di lavoro e di vernici, tutti felici per i lavori che procedevano e lasciavano sperar bene.
L'alluvione era cosa passata e non ne parlavamo neanche.
E le pizzicherie??? Le drogherie??? Entravi in un mondo di profumi seducenti, salumi veri, pasta a peso, insaccati, tortellini, zamponi. Ma c'erano tanti soldi penserete voi??? No non c'erano. Le massaie entravano studiando bene cosa prendere, poi tiravano fuori un librettino nero dove il bottegaio segnava accuratamente l' importo. E pagare???? a fine mese!!! e nessuno sgarrava in un mondo che sembrava povero, senza Baite e senza baracconi, ma dove la gente viveva tranquilla come in una favola, senza perdere uno solo dei tanti valori che la vita naturalmente ci offre solo se li sappiamo apprezzare.
Ora i nostri negozi chiudono, chiudono ristoranti, bar, dove la gente si è incontrata per anni, ha stretto amicizie.
Io ho visto nei miei locali persone incontrarsi per la prima volta, con emozione. Ho visto nascere gli affetti, gli amori. Ho visto poi i loro figli quando sono venuti per il battesimo e molti, molti, sono tornati per la comunione e le ricorrenze familiari annuali, con nonni e parenti,
Una Cliente giorni fa mi ha commosso: "Se chiude Fulgenzi, il nostro tavolo (Quello dove si sedevano lei ed il marito) per favore non lo dia via " ed io ho promesso con gioia che sarà loro, sicuro.
Questa è la vita , ci si affeziona ad un locale, ad un tavolo perchè quelli sono i punti fissi, certi delle nostre emozioni, le pietre miliari del cammino della nostra vita.
Quanto perdono le persone quando chiude un piccolo negozio vicino a casa, un bar dove trovavi il tuo caffè senza neppure ordinarlo, un ristorante , un'osteria, un carretto di verdure dove per anni sei abituato a trovare quelle erbette che nessun super mercato ti darà mai e sopratutto dove ritroverai quelle emozioni e quella vecchietta che da anni conosci e ti raccomanda le sue erbette come  se le conoscesse personalmante foglia per foglia.
Ora invece, una bella mattina un incompetente qualsiasi, si siede alla solita scrivania e invece di fare qualcosa di utile, si fa venire un' idea luminosa. 
SAI CHE FACCIAMO QUEST' ANNO??? 
facciamo Arezzo, la città del natale..
Bene in quel momento senza un minimo di consapevolezza ha come sganciato una ipotetica bomba nucleare sopra la nostra piccola città.
Abbiamo appena accennato al disastroso effetto dirompente che la chiusura di locali piccoli o grandi ma radicati nel tempo ha nei sentimenti, nei rapporti umani nella cultura di una citta ma non siamo ancora andati a vedere che sosa succede dietro quel piccolo o grande cartello " vendesi"
Sogni coltivati per anni finiti senza capire perchè, speranze deluse,  famiglie che alla sera vorrebbero parlare di altro ma che hanno fisso davanti agli occhi quel messaggio di resa. Padri che non sanno spiegare ai figli perchè la mattina nessuno va piu ad aprire il negozio, il bar.
 Quanti giovani vorranno intraprendere la strada del commercio, dopo questo fiorire di cartelli, quanti risparmi sudati, quanti piccoli e grandi capitali della famiglia ha bruciato quel signore con la sua idea di trasformare Arezzo in una nuova Merano????
Noi non stiano solo vendendo, chiudendo o passando in mani diverse aziende che appartengono alla storia di tutti noi, no, noi stiamo vendendo anche la nostra libertà, la nostra possibilità di sopravvivere secondo le nostre tradizioni, le basi della nostra cultura. Barattiamo la nostra vita vera con un giro ai baracconi, si comprano alimentari tra odori di detersivi e esposizioni di biancheria, si mangiano panini confezionati un anno fa e scongelati in fretta, giriamo in una citta che non si riconosce più, tra voglia di qualcosa di strano e tanta, tanta miseria, marcati da vicino da un mare di auto tallonate a loro volta da vigili famelici. Rientriamo a casa: la televisione ci darà l'ultimo colpo prima di una notte agitata.

mercoledì 3 febbraio 2016

Vendere, comprare, pagare...donare.

Questa foto riporta una frase usata dai sindacati americani quando fanno boicottaggio a qualche Azienda oggetto dello sciopero.Io la feci mia , negli anni '70 e la stampai con una bella grafica che non ho piu, su delle borse in PVC che vendemmo con grande successo.Mi ha fatto tornare in mente questa frase una gentile signora, dirò semplicemente il nome bellissimo AMBRA, che ho avuta la fortuna di incontrare nella rete in questi giorni.
IO SONO FORTUNATO !!!!!! E' vero, i tanti lavori che ho fatto , le migliaia di cose che ho prodotto, hanno lasciato piccole ma consolanti tracce nell' immaginario di tante persone. Ogni tanto, dalla nebbia fitta che sfuma l' universo che ci circonda, mi arrivano messaggi inaspettati. gratificanti , la ricompensa, non so se giusta o no, per quel poco che ho fatto in vita mia.
Ambra, mi permetta di evitare "la signora, ma è sottinteso, mi ha rivolto con un messaggio parole gentili di apprezzamento per qualcosa che probabilmente aveva avuto occasione di leggere riguardo a me . Io vivo in un deserto di rapporti umani desolante , vivo in una terra che non mi piace anche se non posso negare le sue naturali bellezze.Quando mi arrivano questi messaggi inaspettati per me è una gioia infinita, il piacere immenso di togliere la carta ad un pacchettino inaspettato, il gusto di aprire una busta doppiamente gradita da quando l' informatica ci ha agevolato da una parte ma privato della gioia di certi piccoli cerimoniali. Quando ero giovane, andavamo a staccare con il vapore e con molta cautela , i francobolli. Se la lettera giungeva da una persona amata probabilmente sotto al francobollo erano state nascoste due o tre parole innocenti ma dolcissime, che questo piccolo innocente trucco, rendeva ancora piu preziose .
Per contraccambiare in qualche modo la gentile attenzione della signora Ambra, mi sono permesso di spedirle tre libri che ho scritto negli ultimi tre o quattro anni, con molta passione e poca attenzione. Di questa fanno testimonianza gli innumerevoli errori che il correttore automatico mi impone a piene mani. Io non rileggo mai ciò che scrivo e lascio ai puristi il compito di prendermi in castagna e svergognarmi come merito.
Ambra, gentilissima persona, pensa ora di dover in qualche modo ricompensarfe il mio gesto che lei trova insolito e molto generoso.
Mi dispiace deluderla>: il mio è un gesto altamente egoistico e l' attenzione che questa ignota ma eccezionale signora mi dona è ricompensa più che adeguata ai miei poveri scritti, pieni di errori e di disattenzioni.
L' attenzione degli altri è la linfa vitale che da luce alle nostre giornate, senza attenzione siamo destinati ad appassire come fiori senza acqua. Io scrivo per necessità mia, per rileggere poi infinite volte i miei pensieri che la notte fuggono via con le paure e le insicurezze e che invece, scritti nero su bianco, quando li rileggo, mio aiutano a capirmi meglio , a riscoprire il mio mondo , a capire come e perchè sono arrivato a questo punto.
Scrivendo ho scoperto e conosciuto persone che ho avute in famiglia o comunque con le quali ho avuto contatti stretti per anni. Li conoscevo ma non li avevo capiti.rileggendo quello che di loro ho scritto, li ho finalmente compresi a fondo, fatti miei.
Volevo quindi spiegare alla carissima Ambra , che sono io grato a lei per la sua attenzione che in qualche modo mi ripaga ora di quel poco che ho fatto , poco ma con tanta passione donando vita e curiosita' impegno e fatica, certo che non sarebbero stati spesi invano.
Ora ogni tanto, mi arrivano queste preziose ricompense, L'attenzione reciproca , la capacità e la volontà di leggere, capire, i pensieri ,le emozioni, gli stati d'animo degli altri , sono il collante della nostra possibilità di vita. L' indifferenza, la superficialita, le espressioni, i gesti, prefabbricati, gratuiti saranno la distruzione della nostra gioia di vivere.
Abbiamo una natura splendida che ci circonda, abbiamo dentro di noi la capacita MIRACOLOSA, di pensare, ragionare, costruire milioni combinazioni diverse di pensiero e di emozioni .In questo grande infinito dove il pensiero puo spaziare libero e senza condizionamenti, noi dobbiamo trovare le nostre giuste ricompense, le nostre gratificazioni.
Diamoci piu attenzione, mettiamo da parte ogni forma di superficialità . Il mondo oggi così come qualche capoccione l' ha organizzato, prevede prezzi, costi e valutazioni sulla base di valori puramente burocratici.
Non dimentichiamo mai LA MERAVIGLIA DELLE COSE SEMPLICI ed il loro infinito incalcolabile valore.

lunedì 1 febbraio 2016

Cucinare è un passatempo




Questo è un vecchio marchietto  con una breve tiritela che disegnai e scrissi alla fine degli anni '60, quando il lavoro e la passione con cui lo facevamo, assorbiva quasi completamente il nostro tempo. Ogni tanto riuscivamo a ritagliare qualche ora per noi, stare insieme, cucinare e bere fantasticando sui nostri sogni e pensando alle persone amate che magari in quel momento non potevamo aver vicino.
Il nostro era un lavoro che ci impegnava continuamente , ogni giorno dell' anno e ogni ora della giornata e spesso della nottata.

Ora che ho forzatamente, un pò piu di tempo a disposizione, ho deciso di ridar vita a questo BLOG che vorrei dedicare proprio a tutti noi, raccolti in una immaginaria vecchia cucina qualcuno attorno al fuoco acceso, gli altri impegnati nei preparativi di una bella serata insieme. Qualcuno stappa le bottiglie , altri preparano qualcosa da mangiare secondo la fantasia di ognuno. Tutti partecipano ad una conversazione improvvisata ma che coinvolge tutti, perchè si parla di vita, di amore, di speranze.
Nello stesso tempo, ho pensato di crearmi un orto, si un orto classico, come si usava una volta e come ancora se ne vedono raramente lungo le strade in qualche ritaglio di terra che qualche vecchietto è riuscito ad accaparrarsi con qualche astuzia e molta passione.Non so per quanto tempo ancora questa terra apparterrà a me e quanto io a lei, comunque io ci provo e , assieme a voi, cercherò di fare un orto degno di questo nome.
E' vi dico  subito, impresa difficile, più difficile di curare e aggiornare il Blog, cosa che mi viene abbastanza naturale , mentre l'orto , come dicevano , l'orto vuol l'uomo morto. Se fosse solo male di questo credo che io sia ormai predisposto a questa naturale condizione, ma è che prima di morirci sopra devi durarci un sacco di fatica . Prometto lo fatò, ma se dovesse essere un fallimento non ve la prendete con me. Oltre alla fatica l' orto richiede molte astuzie e infinita sapienza , che certo io non ho. Cercherò di rubacchiare frugando nella memoria , tutto quello che da ragazzo ho visto fare a quelli che avevano le spalle curve e le mani ruvide come una zolla al sole. Per ora abbiamo rivoltato la terra che erbacce vecchie venti anni avevano illegalmente conquistata. ora il freddo, se arriverà, l' acqua ed il vento, avranno da compiere il loro dovere e fare la terra fine fine, ricca di aria e di sole, pronta ad accogliere le sementi ansiose di darsi completamente al sole. Molti si aspettavano che in questo ultimo scorcio di vita ,  avrei dato ancora inutilmente sfogo alla mia folle fantasia che ha , si, divertito tanti, ma in fondo, distrutta la mia vita. 
Ora, come sempre del resto, ho desiderio di cose semplici. Voglio riassaporare il piacere delle cose natedal nulla , il piacere della vita che si rinnova miracolosamente, continuamente dal nulla. Prepariamo i bicchieri, qualcosa di caldo per ristorarci e gli argomenti per una bella serata insieme non ci mancheranno, E che sia lunga, con l' aiuto di Dio.