
Un amico sincero, mi invia due righe di commento ad un mio ultimo scritto pubblicato sul blog. Si dice meravigliato e addolorato perché trova nei miei recenti scritti una vena di tristezza e di malinconia per il passato. Mi ricorda, bontà sua, chi sono io e che cosa ho fatto nei lunghi anni della mia vita e solo per questo, dice, io dovrei sentirmi felice ed appagato.
Sbaglia in un punto solo: la mia non è nostalgia del passato…la mia è solo “ nostalgia per il futuro” , per il futuro che ci facciamo mancare,insofferenza per le possibilità che abbiamo e non sfruttiamo, per questa aria di smobilitazione e di rilassamento che pervade tutto e tutti.
Parlavo nel numero scorso della distorsione conseguente alle intelligenze applicate male.
Ormai interessanti progetti spesso, troppo spesso, non servono più per tracciare la linea da seguire in un azione atta a realizzare qualcosa, ma divengono essi stessi motivo di attività, di incontri, riunioni, convegni ,discussioni . Anziché operare e fare, si discute su come , quando e se sia il caso di…..e in questa frenetica attività del nulla si consumano tempi e quelle poche risorse intellettuali disponibili.
La fabbrica della miseria !!
Non è vero che ho nostalgia del passato:Sono nato in un’ Italia incerta e ancora prevalentemente rurale. Negli anni prima della guerra la vita era dura e densa di privazioni; poi la guerra, la fame, il freddo i bombardamenti americani e le rappresaglie tedesche. Finalmente nel dopoguerra si riaccese la speranza, ma eravamo privi di tutto. Anni e anni di autarchia e di miseria, di bombe e di mancanza di materie prime , avevano ridotto il paese in condizioni tragiche. Ci mettemmo a lavorare , con la forza della disperazione, con quella determinazione tipica di chi ha visto l’inferno da vicino e cerca di allontanarsene il più velocemente possibile. Abbiamo lavorato 30 anni a testa bassa sperando di costruire un paese migliore, al riparo dalle brutte stagioni. Poi il tarlo velenoso di un falso benessere ha cominciato a contaminare tutto ed ha bloccato il nostro mondo in una sorta di degrado senza fine.
Nostalgia , quindi, dei tempi passati??? Nostalgia di che???no io ho “ nostalgia del futuro”, del futuro possibile che vedo realizzato in tanti paesi e che tarda a prendere vita qui da noi.
Ho nostalgia di una campagna come Dio comanda, come ho recentemente visto in una delle mie gite in California. Non sogno i contadini piegati dalla fatica, le case buie, i raccolti incerti , i mercati poveri di quando ero ragazzo, no sogno un agricoltura moderna , efficiente, dei contadini sereni, fieri del lavoro che fanno.
Ho nostalgia per un turismo tranquillo, costante, “ normale” rispettoso e partecipe di tutte le bellezze che il nostro territorio può offrire, libero ed esente dalle invasioni di massa. Ho nostalgia di persone civili, che civilmente vengono a visitare i nostri luoghi e civilmente vengono accolte e trattate.
Ho nostalgia di industrie che abbiano il coraggio di stare sul mercato e dove tutti sappiano coniugare privilegi e impegno, responsabilità e profitto. Non sono pessimista ,tutto questo è possibile , è realtà in tanti paesi e noi faremmo bene ad approfondire il nostro impegno anziche dibattere per trovare scuse a giustificazione della nostra incapacità, o meglio dal nostro desiderio di sottrarsi ad un impegno serio che come qualsiasi lavoro, comporta anche una buona dose di sacrifici.. Se per altri è possibile , per noi deve anche essere possibile: le scuse che troviamo non fanno altro che evidenziare tutta la nostra fragilità.
Ho nostalgia di una scuola vera, tranquilla dove si va per imparare, con impegno e con sacrificio. Una scuola dove gli insegnanti sono professionisti preparati e rispettati e motivati ed i genitori sono consapevoli che se i loro figli devono crescere e farsi forti per la vita, devono impegnarsi duramente e che la scuola è lì per formarli e giudicarli senza che alcuno debba interferire.
. All’università, quando facevo medicina, negli anni ‘50 nelle sale d’ anatomia non c’era neppure il sapone per lavarsi le mani e per essere presenti alle lezioni in via degli Alfani a Firenze dovevamo aspettare per le scale, fino nel cortile, tanto le aule erano insufficienti. Non ho nostalgia di quelle scuole, vorrei solo le nostre oggi all’altezza del nostro tempo , in regola con quello che il futuro ci chiede, e non sono neanche pessimista, anzi sono ottimista perché scuole del genere in grado di formare bene i nostri ragazzi sono possibili , esistono in tante parti del mondo , non sono un miracolo impossibile.
Ho nostalgia di una classe dirigente preparata, seria, credibile, che assolva agli impegni di pubblici incarichi con dedizione e sacrificio, prima che con profitto personale. E’ una nostalgia legittima , un sogno realizzabile perché già essere scelti per guidare, amministrare, gestire la cosa pubblica è così grande onore e privilegio che non dovrebbe mai esserci dubbio su comportamenti degli interessati.
Il mio non è pessimismo, io sono positivo, so con quanta facilità si possono fare le cose, solo che ci poniamo problemi semplici e ben programmati. Pessimismo è quello dilagante che impegna tutti in fastidiosi dibattiti per giustificare, spiegare e dichiarare inevitabile la nostra sconfitta.
Ho nostalgia di una edilizia rispettosa dell’ambiente, del nostro tempo, del nostro stile di vita.. Hanno distrutto la Toscana riempiendola di assurde zone industriali, artigianali, commerciali, inventando mille scuse pur di vendere con la complicità di comuni, società di leasing, banche e cementifici migliaia di inutili orribili capannoni che spesso appena costruiti mostrano un bel cartello” vendesi o affittasi” a riprova che sono stati messi li senza alcuna ragione.
Ho nostalgia di un mondo possibile, tecnologicamente avanzato, che faccia tutti partecipi di tutti i vantaggi che questa enorme risorsa ora disponibile ci offre.
Negli anni ‘70__’80 si discuteva, nelle solite tavole rotonde, su come l’ umanità avrebbe impiegato tutto il tempo libero che avrebbe avuto negli anni 2000 e seguenti, in conseguenza del diffondersi della tecnologia.
Si ipotizzavano robot che avrebbero sollevato l’umanità intera da fatiche e incertezze. Non avremmo dovute neppure più accendere le luci di casa. I robot avrebbero costruito tutto e addirittura, furono pensati robot che si sarebbero autoriprodotti rimpiazzando automaticamente quelli di loro che si erano consumati nell’attività.
Ho nostalgia di ciò che potremo essere e di come potremo vivere quando avremo smesso di utilizzare la tecnologia solo per divertimento e quando ci renderemo conto che il mondo del lavoro non è solo fatto di week end, partite a tennis, ponti e gite per congressi, pause caffè e di “ un attimo ..torno subito!”
Negli anni ’60 i ragazzi stavano in coda nei miei negozi di Milano, di Roma e di Firenze per mostrarmi possibili oggetti, disegni, scritte, progetti, nuove grafiche, prove di forme e di materiali.
La maggior parte di queste proposte erano inutilizzabili ma tutte erano nate e venivano porte con una carica di desiderio creativo ed io affascinato, li osservavo,li discutevo, li ricompensavo.
Anche quelli che non andarono mai a buon fine e non dettero vita ad una produzione commerciabile, contribuirono ad alimentare quell’atmosfera di febbrile creatività che caratterizzò l’attività della Fulgenzi nell’arco di 30 anni.
. Io da quelle ricerche a volte importanti, a volte ingenue, traevo comunque la forza, la spinta per tenere viva la mia fantasia e aggiornata , anzi avanzata, l’attività dell’azienda. A tutti quei ragazzi ancora oggi devo il mio desiderio di creare, di rinnovare , di porre sotto la lente della fantasia, della creatività di una continua ricerca, tutto quanto mi circonda ,ricercando sempre, in ogni momento un mondo possibile, nuovo e migliore.
Articolo apparso sul numero di Luglio 2010 della rivista Valley Life