venerdì 23 luglio 2010

NOSTALGIA DEL FUTURO



Un amico sincero, mi invia due righe di commento ad un mio ultimo scritto pubblicato sul blog. Si dice meravigliato e addolorato perché trova nei miei recenti scritti una vena di tristezza e di malinconia per il passato. Mi ricorda, bontà sua, chi sono io e che cosa ho fatto nei lunghi anni della mia vita e solo per questo, dice, io dovrei sentirmi felice ed appagato.

Sbaglia in un punto solo: la mia non è nostalgia del passato…la mia è solo “ nostalgia per il futuro” , per il futuro che ci facciamo mancare,insofferenza per le possibilità che abbiamo e non sfruttiamo, per questa aria di smobilitazione e di rilassamento che pervade tutto e tutti.

Parlavo nel numero scorso della distorsione conseguente alle intelligenze applicate male.

Ormai interessanti progetti spesso, troppo spesso, non servono più per tracciare la linea da seguire in un azione atta a realizzare qualcosa, ma divengono essi stessi motivo di attività, di incontri, riunioni, convegni ,discussioni . Anziché operare e fare, si discute su come , quando e se sia il caso di…..e in questa frenetica attività del nulla si consumano tempi e quelle poche risorse intellettuali disponibili.

La fabbrica della miseria !!

Non è vero che ho nostalgia del passato:Sono nato in un’ Italia incerta e ancora prevalentemente rurale. Negli anni prima della guerra la vita era dura e densa di privazioni; poi la guerra, la fame, il freddo i bombardamenti americani e le rappresaglie tedesche. Finalmente nel dopoguerra si riaccese la speranza, ma eravamo privi di tutto. Anni e anni di autarchia e di miseria, di bombe e di mancanza di materie prime , avevano ridotto il paese in condizioni tragiche. Ci mettemmo a lavorare , con la forza della disperazione, con quella determinazione tipica di chi ha visto l’inferno da vicino e cerca di allontanarsene il più velocemente possibile. Abbiamo lavorato 30 anni a testa bassa sperando di costruire un paese migliore, al riparo dalle brutte stagioni. Poi il tarlo velenoso di un falso benessere ha cominciato a contaminare tutto ed ha bloccato il nostro mondo in una sorta di degrado senza fine.

Nostalgia , quindi, dei tempi passati??? Nostalgia di che???no io ho “ nostalgia del futuro”, del futuro possibile che vedo realizzato in tanti paesi e che tarda a prendere vita qui da noi.

Ho nostalgia di una campagna come Dio comanda, come ho recentemente visto in una delle mie gite in California. Non sogno i contadini piegati dalla fatica, le case buie, i raccolti incerti , i mercati poveri di quando ero ragazzo, no sogno un agricoltura moderna , efficiente, dei contadini sereni, fieri del lavoro che fanno.

Ho nostalgia per un turismo tranquillo, costante, “ normale” rispettoso e partecipe di tutte le bellezze che il nostro territorio può offrire, libero ed esente dalle invasioni di massa. Ho nostalgia di persone civili, che civilmente vengono a visitare i nostri luoghi e civilmente vengono accolte e trattate.

Ho nostalgia di industrie che abbiano il coraggio di stare sul mercato e dove tutti sappiano coniugare privilegi e impegno, responsabilità e profitto. Non sono pessimista ,tutto questo è possibile , è realtà in tanti paesi e noi faremmo bene ad approfondire il nostro impegno anziche dibattere per trovare scuse a giustificazione della nostra incapacità, o meglio dal nostro desiderio di sottrarsi ad un impegno serio che come qualsiasi lavoro, comporta anche una buona dose di sacrifici.. Se per altri è possibile , per noi deve anche essere possibile: le scuse che troviamo non fanno altro che evidenziare tutta la nostra fragilità.

Ho nostalgia di una scuola vera, tranquilla dove si va per imparare, con impegno e con sacrificio. Una scuola dove gli insegnanti sono professionisti preparati e rispettati e motivati ed i genitori sono consapevoli che se i loro figli devono crescere e farsi forti per la vita, devono impegnarsi duramente e che la scuola è lì per formarli e giudicarli senza che alcuno debba interferire.

. All’università, quando facevo medicina, negli anni ‘50 nelle sale d’ anatomia non c’era neppure il sapone per lavarsi le mani e per essere presenti alle lezioni in via degli Alfani a Firenze dovevamo aspettare per le scale, fino nel cortile, tanto le aule erano insufficienti. Non ho nostalgia di quelle scuole, vorrei solo le nostre oggi all’altezza del nostro tempo , in regola con quello che il futuro ci chiede, e non sono neanche pessimista, anzi sono ottimista perché scuole del genere in grado di formare bene i nostri ragazzi sono possibili , esistono in tante parti del mondo , non sono un miracolo impossibile.

Ho nostalgia di una classe dirigente preparata, seria, credibile, che assolva agli impegni di pubblici incarichi con dedizione e sacrificio, prima che con profitto personale. E’ una nostalgia legittima , un sogno realizzabile perché già essere scelti per guidare, amministrare, gestire la cosa pubblica è così grande onore e privilegio che non dovrebbe mai esserci dubbio su comportamenti degli interessati.

Il mio non è pessimismo, io sono positivo, so con quanta facilità si possono fare le cose, solo che ci poniamo problemi semplici e ben programmati. Pessimismo è quello dilagante che impegna tutti in fastidiosi dibattiti per giustificare, spiegare e dichiarare inevitabile la nostra sconfitta.

Ho nostalgia di una edilizia rispettosa dell’ambiente, del nostro tempo, del nostro stile di vita.. Hanno distrutto la Toscana riempiendola di assurde zone industriali, artigianali, commerciali, inventando mille scuse pur di vendere con la complicità di comuni, società di leasing, banche e cementifici migliaia di inutili orribili capannoni che spesso appena costruiti mostrano un bel cartello” vendesi o affittasi” a riprova che sono stati messi li senza alcuna ragione.

Ho nostalgia di un mondo possibile, tecnologicamente avanzato, che faccia tutti partecipi di tutti i vantaggi che questa enorme risorsa ora disponibile ci offre.

Negli anni ‘70__’80 si discuteva, nelle solite tavole rotonde, su come l’ umanità avrebbe impiegato tutto il tempo libero che avrebbe avuto negli anni 2000 e seguenti, in conseguenza del diffondersi della tecnologia.

Si ipotizzavano robot che avrebbero sollevato l’umanità intera da fatiche e incertezze. Non avremmo dovute neppure più accendere le luci di casa. I robot avrebbero costruito tutto e addirittura, furono pensati robot che si sarebbero autoriprodotti rimpiazzando automaticamente quelli di loro che si erano consumati nell’attività.

Ho nostalgia di ciò che potremo essere e di come potremo vivere quando avremo smesso di utilizzare la tecnologia solo per divertimento e quando ci renderemo conto che il mondo del lavoro non è solo fatto di week end, partite a tennis, ponti e gite per congressi, pause caffè e di “ un attimo ..torno subito!”

Negli anni ’60 i ragazzi stavano in coda nei miei negozi di Milano, di Roma e di Firenze per mostrarmi possibili oggetti, disegni, scritte, progetti, nuove grafiche, prove di forme e di materiali.

La maggior parte di queste proposte erano inutilizzabili ma tutte erano nate e venivano porte con una carica di desiderio creativo ed io affascinato, li osservavo,li discutevo, li ricompensavo.

Anche quelli che non andarono mai a buon fine e non dettero vita ad una produzione commerciabile, contribuirono ad alimentare quell’atmosfera di febbrile creatività che caratterizzò l’attività della Fulgenzi nell’arco di 30 anni.

. Io da quelle ricerche a volte importanti, a volte ingenue, traevo comunque la forza, la spinta per tenere viva la mia fantasia e aggiornata , anzi avanzata, l’attività dell’azienda. A tutti quei ragazzi ancora oggi devo il mio desiderio di creare, di rinnovare , di porre sotto la lente della fantasia, della creatività di una continua ricerca, tutto quanto mi circonda ,ricercando sempre, in ogni momento un mondo possibile, nuovo e migliore.

Articolo apparso sul numero di Luglio 2010 della rivista Valley Life

lunedì 19 luglio 2010

Da Vincenzo Reda ricevo queste righe:

Beato te che odii una razza sola. Io che sono più bestia odio:
La razza degli stupidi (cretini, imbecilli, idioti, ecc.)
La razza dei presuntuosi
La razza dei cazzoni
La razza di quelli che sono in ogni ambiente immutabili come rocce (quello che ha
sempre la cravatta, quello che ha sempre l’infradito, quella che deve semprecercare uno che la trombi, quello che è sempre comunista, quello che s’intende sempre di vino, ecc.)
La razza di quelli che hanno sempre un consiglio da darti, un ristorante da suggerirti, un posto stupendo dove andare, ecc.
La razza di quelli che ogni uomo, donna, cosa, desiderio ha un prezzo.....
E potrei continuare: ma non è la vecchiaia che mi ha reso così, da ragazzo ero anche peggio...
Salute

Vincenzo Reda dipinge con il vino, scrive e sopratutto , pensa . Quando parla tira schioppettate veloci e quasi sempre a segno. Andate a vederlo e conoscerlo meglio: www.vincenzoreda.it

Elogio del razzismo !!

"Giovanotti" di oggi all'Happy hour !!!!

Credo che ormai ci siamo abituati a questo rimescolio di razze e di abitudini. Negli anni '60-'70 quando ancora fare l'autostop era una cosa possibile e non ti metteva a rischio di vita, nelle mie giornaliere corse tra Roma, Firenze e Milano, prendevo su, giovani di tutte le nazionalità, e se trovavo qualcuno che voleva trattenersi un pò di tempo e aveva anche voglia di guadagnarsi il soggiorno, lo portavo direttamente al Mulinaccio , il ristorante che avevamo preso per scherzo a San Casciano Firenze. Al Mulinaccio c'era spazio sufficiente per tutti, e alla sera mescolavamo razze, esperienze e speranze di fronte ad un bicchier di vino e buona musica da sottofondo. Il ristorante era una buona scusa per stare insieme e conoscere altre vite, provare altri sentimenti.
Anche alla Fulgenzi oggettistica, le porte erano aperte a giovani di tutto il mondo. Al successo della Fulgenzi contribuirono in modo determinante giovani americani, greci, siriani, svedesi,danesi, tedeschi , giapponesi, inglesi.
Erano gli anni '70 facemmo esperienze splendide e nacquero amicizie che poi si sono sparse per il mondo ma che ancora resistono brillanti, ricche di energie e sentimenti positivi.
Oggi i popoli si sono mescolati e rimescolati, ora viviamo normalmente quelle situazioni che allora furono per noi molto gratificanti ma certamente molto insolite.
Io quindi da sempre sono abituato e godo nel vivere, lavorare e dividere i miei pensieri con gente proveniente da qualsiasi parte del mondo. La cosa non mi coinvolge e non considero mai una persona diversa da me migliore o peggiore: è solo un altra persona con la quale amo dialogare e confrontarmi, ma il confronto c'è, inevitabile e porta a delle conclusioni.
C'è ,vorrei dirlo chiaro, una razza di persone che non sopporto ed oggi quì, vorrei confessarlo. C'è una razza di persone verso la quale io sono" razzista"e che vorrei fosse in qualche modo estirpata da questo territorio.
Queste persone sono facilmente individuabili anche senza esaminare il loro passaporto, anzi quello non serve proprio. Hanno segni distintivi ben individuabili: occhiali da sole incorporati, aderenti come un tanga stretto anche quando fa buio, calzano imbarazzanti infradito o magliette tipo Braccio di Ferro anche dove c'è aria condizionata a tavoletta . Tatuaggi impossibili da decifrare ti proprongono misteriose scritte giapponesi sotto le quali sobbalzano bicipidi poderosi.
Si radunano a frotte , a branchi scomposti ed hanno un modo di stare assieme rumoroso e disordinato .
Pare che questa nuova razza non corra rischi di estinzione come i nativi dell'australia o gli indiani d'america ma anzi pare che sia in grande, continua e preoccupante espansione.
La razza degli " stupidi " è resistente a qualsiasi ragionamento logico e subito reagiscono tacciandoti di particolare razzismo e chiusura al progresso: loro rappresentano il progresso, il domani!!!!
Io voglio dichiararlo forte in modo, se sarà necessario, di esser condannato in un pubblico processo.
Non sopporto la razza degli " stupidi", per me rimangono tali qualsiasi sia il colore della pelle o la lingua che parlano rivendico il diritto di pensarlo e di dirlo . Se poi appartengono alla nostra gente la cosa mi irrita ancora di più e vorrei che fossero deportati ,....speriamo.

mercoledì 14 luglio 2010

I Tedeschi...i Tedeschi !!








Eravamo sfollati a Tregozzano , per star lontani dai bombardamenti americani che ogni giorno prendevano di mira Arezzo , e con la precisione di quei tempi , questo significava bombe a tappeto da Santa Firmina fino a oltre il Campo Santo. Noi eravamo a Maccagnolo, oggi piazza San Donato, proprio nel centro della festa.
A Tregozzano resistemmo un bel pò, ma poi proprio gli ultimi giorni prima del passaggio del fronte decidemmo di tirarci un pò più in disparte, lontano dalle strade di grande traffico utilizzate per la ritirata. Gli Inglesi traccheggiavano nella Val di Chiana , arrivavano fino all' Olmo con una bella fascia di sicurezza tenuta dagli indiani e loro un pò dietro a sparar cannonate e bere thè.


Il 13 di luglio a piedi con il Petrini, il contadino che ci aveva ospitati fino ad allora , ci avviammo verso Poti.Proprio sotto Poti nel versante opposto a Pietramala il Petrini aveva dei parenti, una manna di Di,o un posto isolato dove certo nessuno sarebbe passato : le guerre seguono a volte le strade più scorrevoli. Arrivammo su verso le 5 di sera; sul pianoro proprio sulla vetta del colle proprio sotto Poti, una ventina di ragazzotti sedevano in circolo chiacchierando. Solo pochi avevano , mi sembrò un fucile da caccia , forse uno o due moschetti: gli altri niente. " non ci siamo visti " ci consigliò con decisione uno di loro e noi subito demmo assicurazione.
Da li seguendo un sentiero tra ginestre e quercioli arrostiti dal sole, arrivammo alla casa, o meglio alle case perchè erano due a distanza di pochi metri una dall'altra. Eravamo una cinquantina di persone e noi trovammo alloggio nella prima casa: diciassette persone in una stanza. Ci dissero che poco sotto c' era il Mulin del Falchi . Non ricordo la serata . Alle cinque di mattina il babbo cominciò a correre terrorizzato tra la finestra ed il letto, scavalcando le persone distese a terra . Mormorava di continuo" i tedeschi , i tedeschi" e ci diceva di star zitti con una grande agitazione, e noi di rimando a dire a lui di star fermo e non farsi sentire. Poi cominciarono a risalire quelli che avevano rastrellato giù al Mulino mentre un tedesco era di guardia dietro la casa. Alcune raffiche di mitra confermarono la drammaticità della situazione..

Salivano con le braccia alzate e le mani dietro la nuca, i tedeschi urlavano :" banditi, raus banditi"
Un tedesco entrò nella cucina della nostra casa, io che ero per terra vidi le suole dei suoi scarponi da sotto la porta che lui stava per aprire . Il vecchio contadino della casa si lamentava vicino al grande camino della cucina: " mi faccia almeno mettere le scarpe disse....il tedesco che stava appoggiato proprio alla nostra porta fece due urli," bandito..fuori raus..." e si allontanò per spingerlo fuori con il mitra dietro la schiena .Quello che era di guardia dietro la casa tirò una bomba a mano nella stalla delle bestie, proprio sotto la camera: un gran sobbalzo. Sentimmo altre urla, lamenti e poi silenzio. Si erano incamminati tutti verso la cima del poggio dove avevano lasciato i camion, e la nostra porta non l' avevano aperta.
Dopo aver tentato di spengere l'incendio che avevano appiccato alla casa vicina ci allontanammo da li in preda ad un terrore che ora sento ancora bene : non sei capace di pensare, di riconoscere ed amare le persone, di rispettare nessuna regola se non quella della sopravvivenza e della salvezza.
. Ormai gli inglesi avevano deciso di entrare ad Arezzo e noi allora decidemmo di passare il fronte. A Gello sulla strada da Poti ad Arezzo incontrammo terrorizzati, l' ultimo tedesco. Impietriti aspettammo che ci sparasse a tutti: bevve sotto gli occhi attenti di una ventina di persone, un bicchier d'acqua, poi tirò fuori di tasca un bigliettino e ci chiese " Bologna ????"tutti e venti insieme indicammo un punto al di la della montagna e lo salutammo . Fu l'ultimo tedesco che vedemmo; arrivati agli archi trovammo un inglese con l'elmetto a paiolina sulla testa ed una paletta in mano : " patate????"era arrivato il consumismo. Tutti quelli rastrellati tra Mulin del Falchi e Pietramala furo portati a San Polo e poi , dopo sapemmo, che li erano stati barbaramente torturati e uccisi. Neppure uno mori , come certificò il medico di Tregozzano, per colpi di arma da fuoco. Tutti furono uccisi a percosse, sepolti ancora vivi e finiti con la dinamite. Non ci furono battaglie, non ci furono atti di eroismo ricordo solo un terrore immenso .
Sono tornato a quelle case dopo molto tempo. Avevo provato più volte ma un terrore insopportabile mi assaliva quando arrivavo nelle vicinanze e più di una volta ho rinunciato. Poi ci sono andato, le case sono diroccate, distrutte, abbandonate. Un silenzio impressionante sembra il collante unico che mantiene tutto, alberi, piante, viottol,i sassi, ogni cosa ferma a quel moment,o a testimonianza di una tragedia incomprensibile. Non una targa, non un cartello a ricordare che i tedeschi sono passati anche da li .Ogni volta che vado risalgo sconvolto fino alla cima del colle: Arezzo appare giù nella valle e festeggia i suoi stupidi rituali di ogni giorno.

venerdì 9 luglio 2010

Un fiore di carta......

Era il 1968 quando con un fiore di carta potevi catturare l'attenzione e far volare i pensieri di migliaia di persone.Si era in prossimità o c' era stato da poco , del Festival di San Remo. Avevo avuta l' idea di quei grandi fiori di carta ricordando quelli , molto più piccoli e meno appariscenti che le donne preparavano quando doveva passar la processione o per addobbare la casa sotto Pasqua.Poi c'erano quelle belle carte pieghettate che vedevo dai fiorai e mi avevano stuzzicato la fantasia.Alla Fulgenzi era ormai un classico il recupero di materiali poveri e normali per creare qualcosa di nuovo e dimostrare ancora che la bellezza stà spesso e specialmente nelle cose semplici.
In America mi invitavano alla televisione per partecipare agli spettacoli della mattina per stupire le massaie americane con quei grandi fiorelloni che riuscivo a tirar fuori dal nulla in poco più di due minuti. In Sud Africa più intelligentemente pensarono che poteva essere un modo piacevole per far utilizzare le mani a tutti quei ragazzi che avevano un handicap e cosi mi ritrovai ad insegnare in un ospedale specializzato nel recupero utilizzando sistemi che univano impegno e passatempo. Con le ciclette i pazienti azionavano seghetti da traforo e intaglavano figure di legno e vassoietti, i giocatori di scacchi facevano i loro esercizi per le dita giocando ma...semplicemente prendendo le pedine con delle mollette la cui resistenza veniva via via graduata. Io insegnavo ai ragazzi a far fiori anche se le condizioni di alcuni erano veramente difficili
A Firenze, nell' esclusivo e severissimo collegio di Poggio Imperiale, invece molte studentesse furono punite e consegnate senza libera uscita perchè avevano osato addobbare le loro camerette con i fiori di Fulgenzi.
A Milano organizzammo una grande festa, per questi fiori, al Santa Tecla che allora era gestito dal mitico Jak La Cayenne, proprio dietro a piazza Duomo..Festeggiammo alla grande e tutti ebbero un grande fiore come segno di libertà e gioia di vivere. Fu una festa generale. Vennero anche tutti i cantanti famosi del momento per farsi fotografare con i nostri fiori.
Spesso cerchiamo soluzioni strane e difficili e invece basta un pò di fantasia ed un buon progetto.Molte aziende oggi dovrebbero riflettere: spesso la soluzione è più semplice di quanto non ci aspettiamo, e questo probabilmente è proprio il momento di riconsiderare con entusiasmo progetti che apparentemente sembrano troppo semplici ma che coltivati con determinazione ed intelligenza possono portare a grandi successi. Rinunciare per seguire i soliti sogni di grandezza potrebbe rivelarsi un errore imperdonabile.

mercoledì 7 luglio 2010

Sapore di sale


E’ arrivata l’ estate :…è sempre bella ma non sembra più quella.

Anche la natura ha cambiato qualcosa, per la verita ! Non ci sono più alla sera, le distese di lucciole lampeggianti, non ci sono più le cicale che con il loro suono stridulo ricordavano a tutti che era ora di pennichella e di star chiusi in casa, ai piani terra per star freschi.

Non ci sono più papaveri che ora appaiono timidamente solo in quelle zone che non essendo coltivate non subiscono l’ azione devastante dei diserbanti.

Questa era l’estate dei nostri primi anni , quando le vacanze si facevano in grande economia e su prescrizione del medico che saggiamente suggeriva:” questo bambino è un po’ anemico…lo porti in campagna e gli faccia fare delle belle merende”.

Queste erano le vacanze, messe su tra mille difficoltà ma con molto entusiasmo con la gentile complicità di qualche campagnolo che ci poteva ospitare.

“Mario, quando domenica vieni a trovarci”, scriveva la mia mamma al babbo”, porta per favore un po’ di patate. Ce ne dovrebbero essere ancora nel ripostiglio della cucina e qui, con quest’ aria meravigliosa , i ragazzi non si cavano mai la fame”.

Quelle erano vacanze, e non mi dite subito che ho nostalgie o rimpianti: le mie sono solo testimonianze, ognuno le valuti come vuole.

Ma ricordo anche le estati eroiche, quelle delle macchine spider, con il mangiadischi molleggiato e le canzoni che sapevano di mare e della possibilità di amori travolgenti, che si consumavano generalmente al ritmo di qualche twist eccitante e poco più..

Le trattorie avevano grandi pergole ombrose e sembrava così fresco dove ora la calura brucia. L’ acqua si raffrescava nei pozzi ed i gelatai passavano con i loro carretti dai grandi contenitori nichelati dai quali estraevano miracolosamente granite e gelati al limone.

Il cocomero era il massimo del godimento ed i cocomerai più attrezzati avevano il bidone d'acqua con la cannellina per lavarsi le mani.

La sera si andava nelle piste da ballo “ all’ aperto “ con musica dal vivo, orchestrine vestite a festa e l’immancabile fisarmonica a dominar la serata.Poi arrivò Paoli con il suo “ Sapore di sale “ e fu l’ inizio della fine.

Stasera un telegiornale mostrava come oggi sulle spiagge molti mangiavano cose cucinate e portate da casa. Fabrizi e Sordi, agli inizi del nostro” sogno americano” , ci fecero delle ironie , ci ridemmo sopra pensando che quelli erano usi e costumi ormai superati , tempi passati, miserie da dimenticare..

Quando aprirono le autostrade sembrò un sogno realizzato: alla sera andavamo agli Autogrill e sognavamo una vita “ all’americana”.

Ora tutto sembra lontano, abbiamo perduto il filo, resta solo un gran caldo e non sai che cosa dovresti fare veramente per essere in linea con questo tempo

martedì 6 luglio 2010

Stefan






Sono andato ieri a casa di Stefan. Una palazzina nel centro di Monte San Savino, fin' ora ricordata con tanto di targa, per aver ospitato , mi sembra di ricordare, uno dei benemeriti delle antiche famiglie di questo paesotto, che un tempo era terra civile .

In una stanza al piano terra, una di quelle soluzioni intelligenti " per affittare agli estracomunitari".Trovo il padre e la madre di Stefan. Lei una ragazza piccola giovane, già vecchia , mai sbocciata, ammutolita desiderosa di dire a me ( assolutamente estraneo) qualche parola gentile, di consolarmi quasi. Lui il classico rumeno, proprio come lo disegneresti: la vita , è evidente, gli è passata sopra per lungo e per largo e ora ci ha fatto un ultimo giretto :definitivo!!. Da quando l'ho visto mi domando dove trova ancora la forza per star li, in quella stanza di merda ad aspettare che gli restituiscano il figlio ancora da sottoporre ad autopsia.
A Stefan , ovviamente, questa non serve ma può essere utile solo a noi che dobbiamo , ora , sostituire le finezze di un dibattito pseudo scientifico e giuridico, a qualche ragionamento semplice, terra terra di quelli che riportano le cose nel posto giusto e dividono l' umanità in due prime importanti sezioni: i cretini da una parte e le persone normali, che devono ogni giorno strappare la vita e subirne tutti i risvolti, dall' altra.
Stefan è morto due giorni fa mentre frequentava un corso di nuoto in piscina, corso organizzato dal Comune di monte San Savino, da questo subappaltato ad una delle tante organizzazioni " specializzate" e da questa realizzato a mezzo di personaggi probabilmente utilissimi in altri settori.
Ho cercato di non leggere i giornali locali , ho cercato di non ascoltare quello che si comincia a buttar la, con apparente indifferenza, per costruire , mattone dopo mattone il solito muretto squallido che metterà al riparo tutti quelli che a quest'ora dovrebbero già essere stati presi a calci....nel sedere , in piazza perchè la gente capisca una volta per tutte che quando uno è stupido, non deve essere necessariamente eliminato, ma deve avere il pudore di starsene in disparte, di non pretendere di educare, istruire, indottrinare nessuno, e che quando ci si prende una qualsiasi responsabilità che riguarda la comunità tutta, poi le punizioni, il giudizio, il pubblico disprezzo dovrebbero arrivare veloci e non dopo mesi come già si preannuncia, in attesa che poi non arrivi mai.
Stefan è subito passato in secondo piano ed è iniziata la solita commedia all' italiana, ormai tanto collaudata che è divenuta patrimonio culturale di molti intelligentoni sulla piazza.
E' uscito fuori il Sindaco pasticcione e incapace(" quella struttura è assolutamente affidabile" ) dice. Sono tanto affidabili queste strutture che mi sembra di aver sentito che sono stati annullati tutti i campi solari e simili iniziative, in programma. Se uno va sotto al treno, non credo che si cancella per sempre tutto il traffico ferroviario.......ma se io mi rendo conto che ho affidato dei ragazzi a degli incapaci allora si che fermo tutto e questa mi sembra già una buona cosa, ma anche indicativa di come le cose erano organizzate.
E' uscito fuori anche il mezzo politico di provincia, che non manca mai in queste situazioni. Non capisci chi ce lo aveva chiamato, non capisci che cosa poteva farci dato che non risulta avere alcuna specializzazione interessante, nè vantare un curriculum che lo possa far ritenere adatto ad educare, intrattenere nè tanto meno formare giovani ragazzi. C'è sempre il pericolo, minimo, che crescano come lui.
I " giornalisti" riferiscono che gli " istruttori", per un disguido, quella mattina non erano arrivati: poi ...non si è più detto niente. Oggi leggo che qualcuno aveva diviso i ragazzi in due gruppi e Stefan , che faceva parte di quelli che non sapevano nuotare........era in acqua. Leggo bene???? Io ho una certa età e non ho nulla da obiettare se mi accorgo che il cretino di turno sono io e non ho capito. Preferirei!!!!
Ogni volta che leggo i due giornali che si occupano di vita aretina, mi domando dove vanno a raccattare ( è il termine giusto e voluto) questi " giornalisti". Le frasi fatte, la devozione verso chi comanda in questa città ridotta ormai allo sfascio ,la visione limitata di ogni problema, la mancanza di qualsiasi parvenza di intelligenza anche allo stadio primitivo, lasciano veramente sconcertati.
Ora già si dice che occorreranno mesi per capire come sono andate le cose. Mi sembrerebbe logico, utile , prendere tutti questi perditempo che hanno organizzato questa tragedia, chiuderli in una stanza e stabilire lì , senza muoversi fino a quando non si è capito, come sono andate le cose.Loro che erano presenti raccolgano un minimo di onestà, dicano chiaro cosa è successo, chi ha delle colpe, e lo sa, se ne assuma il gravame in modo che quei due poveretti che ho visto ieri in quella stanza in attesa del nulla, non debbano stare ancora lì senza speranza per distruggere completamente dentro di loro ogni speranza ed ogni stima dell'umanità.
Si dice sempre che l' Italia non è il Far West : è vero me ne sono accorto anch'io!! ma non è un fatto positivo e non c'è da vantarsene tanto-

giovedì 1 luglio 2010

Non è vero che non si curano di noi........

Non è vero che non si curano di noi: ora vogliono toglierci la patente. Bella proposta intelligente !!!!!
Molto presto , pare, sarà obbligatoria la rasatura completa dei capelli e la data di nascita tatuata nel braccio.
Lorenzo Salvia dice in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera , che nel 2018 l 'aspettativa di vita dovrebbe essere di circa 80--84 anni e questo secondo lui sarebbe un bel problema.
Un altro intelligentone che si chiama Mario Valducci e che pare, ricopre anche un posto di responsabilità importante , ha quindi pensato di affrontare il problema, ed avrebbe avanzato una proposta di legge per toglierci addirittura la patente di guida. Mentre stanno pensando come contrastare il fatto che il Padreterno ci concede qualche anno in più, loro pensano di organizzare il nostro soggiorno terreno togliendoci via via anche i più elementari diritti civili. Metteranno il coprifuoco per le persone anziane o ci faranno indossare la museruola . Ma come fa gente simile ad essere dove è, proporre simili leggi e scrivere queste fesserie. E' vero ci sono problemi di sovraffollamento da affrontare e io una ideaccia l' avrei. Grazie Italia!!!